Ottimizzare i testi per i motori di ricerca
L’ottimizzazione non consiste nello stravolgere artificiosamente i testi per renderli conformi ai presunti criteri di indicizzazione, innanzitutto perché gli algoritmi cambiano costantemente e non sono mai individuabili conesattezza matematica, in secondo luogo perché si rischierebbe di compromettere la leggibilità delle frasi e l’utilità delle informazioni contenute, con conseguente abbandono della pagina da parte dei lettori e valutazione di scarsa utilità del sito.
Occorre quindi conciliare un’ottimizzazione ‘’quantitativa’’ e una ‘’qualitativa’’, sempre in precario equilibrio.
Ottimizzazione quantitativa: Proximity, prominence e density
Aumentare la density non significa infittire il testo di parole chiave, poiché una densità superiore al 10% circa è interpretata come ‘’innaturale’’ dai motori con conseguente penalizzazione della pagina stessa. Le parole chiavi vanno collocate in cima alla pagina o al paragrafo da ottimizzare e quanto più possibile vicine tra di loro.
Ottimizzazione qualitativa: la scelta degli argomenti attraverso il problem solving
Ottimizzare per i motori significa rispondere ad una precisa richiesta di informazioni degli utenti: quindi, l’ottimizzazione non risiede nell’algoritmizzare i testi ingegneristicamente, ma si colloca più a monte, nella scelta degli argomenti e nel taglio da dare alla scrittura dei testi.
Individuare quindi il fabbisogno informativo attraverso il problem solving, facendo in modo che il paragrafo contenga la soluzione ad un problema, la risposta ad una domanda, punti di vista alternativi e intelligenti. Non si limiti quindi a riproporre sterilmente verità ovvie, ma le rinfreschi costantemente i temi, suggerisca nuove angolazioni dei problemi, individui nuovi aspetti, poiché in internet i contenuti invecchiano precocemente.
Né si limiti a presentare un argomento in modo descrittivo o autocompiaciuto: invece di scrivere ‘’I nostri prodotti. Dal 1950 la ditta Maro Rossi produce trapani, attrezzi elettronici, elettrodomestici’’, ma assumere un taglio problematico e centrato più sull’utente che sull’azienda: ‘’
Febbre da prime posizioni: non un fine, ma un mezzo
Perché e quando è vitale comparire ai primi posti? Non è infatti un obiettivo fine a se stesso, ma un mezzo per un preciso fine: aumentare il fatturato, targettizzare gli utenti per rendersi appetibili agli inserzionisti, ecc
Stabilire il fine consente di differenziare gli investimenti pubblicitari in modo più funzionale: infatti, per determinati fini comparire al primo posto può risultare secondario rispetto ad altre forme di visibilità.
Le strategie di Search Engine Optimization non sono infatti disgiungibili da una più articolata pianificazione di marketing. Occorre quindi calcolare non in modo assoluto, ma relativamente alle altre forme di promozione, quanto influisca una prima posizione, quanto differisca rispetto alla quinta e quale tipo di visibilità sia più rispondente ai propri scopi.
Monitoraggio della concorrenza: i primi saranno gli ultimi?
Prima di ottimizzare una pagina, si studiano le pagine in testa ai motori, si annotano le parole chiavi utilizzate, la loro distribuzione nel testo e le eventuali strategie presumibilmente adottate per raggiungere quella posizione. Ciò può servire soltanto ad un’ottimizzazione quantitativa. Occorre invece analizzare anche altri aspetti utili per un’ottimizzazione qualitativa: valutare l’utilità dei testi,
Per rendersi competitivi rispetto ai concorrenti posizionati in testa ai motori, non occorre soltanto sostituirsi sul gradino più alto del podio, ma fornire più informazioni, più complete e più utili, così da porsi come un punto riferimento per gli utenti, poiché prediligono un sito in virtù dell’utilità dei contenuti che vi trovano.
Una prima posizione può essere vanificata dalla percezione di inutilità, ovvietà e incompletezza dei testi e una decima posizione compensata da un’altra fruibilità. L’ottimizzazione qualitativa infatti ha effetti a lungo termine, più stabili e più fidelizzanti per l’utenza.
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